Scalfari su la Repubblica di oggi cita Papa Francesco: "Non tutte le discussioni dottrinali, morali e pastorali devono esser risolte con interventi del Magistero. In ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate perché le culture sono molto diverse tra loro, sicché perfino il modo di impostare e comprendere i problemi, al di là delle questioni dottrinali definite dal Magistero della Chiesa, non può essere globalizzato ... Le norme generali presentano un bene che non si deve mai disattendere, ma non possono assolutamente abbracciare tutte le soluzioni particolari che non si risolvono a livello di una norma".
Francesco passa dalla critica alla "globalizzazione dell'indifferenza" alla critica alla "globalizzazione dell'"in-differenza"; e, qui, è un trattino a fare la differenza. Sottolineo due punti di riflessione:
- in primo luogo, la in-differenza è mancata considerazione-comprensione-valorizzazione-mediazione-liberazione delle infinite differenze che compongono il mosaico del progetto umano nel Creato. Praticare la in-differenza significa collocarsi fuori dalla realtà, in una sorta di irrealtà dominante, significa cercare di omologare, adottando un "pensiero unico". In sostanza, la in-differenza è l'evidenza dell'ottima salute di cui gode, ancora oggi nel mondo globalizzato, l'idea totalitaria;
- in secondo luogo, per superare la "non cultura" della in-differenza è necessario ritornare alla conoscenza e all'Amore delle e per le differenze. Sia la conoscenza che l'Amore si vivono ma, riguardo alla prima, sottolineo l'urgenza di un "pensiero complesso e contestuale" che non può che essere transdisciplinare. In particolare, una formazione soltanto finalizzata alla competizione globalizzata (ed esasperata) non ci aiuta a conoscere le realtà per comprenderle; per inculturare, come dice il Papa, dobbiamo ritrovare le profondità dell'antropologia e della filosofia, materie oggi considerate non strategiche e, invece, fondamentali.
La citazione ripresa da Scalfari coglie nel segno ed è fondamentale per riflettere insieme e per ritornare a condividere il senso della storia comune.
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