domenica 6 marzo 2016

I veri interessi (Marco Emanuele)

Continuando a guardare con la lente del realismo al caso Libia, Alberto Negri sul Sole 24 Ore di oggi, Un bottino da (almeno) 130 miliardi, sottolinea che la guerra al Califfato è la risposta di comodo del perché fare una guerra in un Paese che, ricorda Negri, "era al primo posto in Africa nell'indice Onu dello sviluppo umano, adesso è uno stato fallito".

Negri sottolinea che "La guerra è in realtà un regolamento di conti e una spartizione della torta tra gli attori esterni e i due poli libici principali, Tripoli e Tobruk, che hanno due canali paralleli e concorrenti per l'export di petrolio".

Continua Negri scrivendo che "Il bottino libico, nell'unico piano esistente, deve tornare sui mercati, accompagnato da un sistema di sicurezza regionale che, ignorando Tunisia e Algeria, farà della Francia il guardiano del Sahel nel Fezzan, della Gran Bretagna quello della Cirenaica, tenendo a bada le ambizioni dell'Egitto, e dell'Italia quello della Tripolitania. Agli americani la supervisione strategica".

Detto tutto questo, quando scrivo di realismo, e in particolare che le "relazioni internazionali" nel terzo millennio altro non sono che "reazioni internazionali", invito a considerare che la retorica sulla esportazione di una "democrazia-modello" provoca la sua negazione. Dov'è il marcio ? E' ovunque, anche nel nostro inesistente "bene assoluto" che portiamo in giro per il mondo come una madonna pagana. Molto dipende dai soldi (no news, per la verità ...) e la politica è solo uno strumento vuoto che serve a realizzare compromessi fra interessi divergenti. Intanto, mentre si consumano banchetti strategici sulla testa della realtà, le condizioni dei popoli degenerano, l'ISIS ne approfitta e noi, sudditi-clienti (aspiranti cittadini) di "democrazie pubblicitarie", votiamo in primarie che sanno di niente.

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