Nell' "assenza degenerante" della politica, nel contesto della "democrazia pubblicitaria", il tema posto all'oggetto di questa riflessione appare secondario; e lo è, a mia valutazione, se non si coglie il problema vero.
Il centro della questione è, secondo me, nella necessità di ripensare per rifondare la politica. Nella società liquida, cadute le ideologie e crollati i punti di riferimento, nel mondo a-polare, nella spinta strategica della non-cultura tecnocratica, la politica sembra vivere uno straordinario smarrimento. Prigioniera degli schemi novecenteschi, la politica si avvita in un linguaggio irreale, che non coglie i "segni dei tempi" e le dinamiche della realtà vera dei mondi-della-vita (si pensi, in Italia, alla assurda superficialità con cui si è affrontato il tema dell'amore coniugale e filiale).
Le esperienze politiche che non si collocano nella classica distinzione destra-sinistra-centro, come il Movimento Cinque Stelle, non sembrano avere quello spessore capace di governare i fenomeni e i processi storici; i partiti riconducibili sotto le etichette di destra, sinistra, centro sono sempre di più in avanzato stato di decomposizione (o di omologazione, che è poi la stessa cosa); il populismo e l'indifferenza aumentano; gli outsider, come Trump in America, sembrano dimenticare che le persone possono usare anche la ragione e non solo la pancia.
In tutto questo, si impone la domanda: la formazione di "classi dirigenti" continua ad essere un tema fondamentale per il governo degli Stati e del mondo ? La mia risposta è sì e, se è così, ciò che ci circonda non è più sufficiente, anzi è deleterio.
Primarie si o primarie no ? Stefano Folli ne parla con realismo su la Repubblica di oggi, A destra la parodia di una sfida vera che spegne la stella di Berlusconi. Per quanto mi riguarda, la risposta è sì, senza troppe illusioni.
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