Nella "democrazia pubblicitaria", la conoscenza della realtà si scontra con la potenza della semplificazione e della omologazione; per superare il grande inganno dominante che ci sovrasta abbiamo bisogno di usare l'intelletto e di maturare un "pensiero complesso" (libero, profondo, radicale, auto-critico e critico), ri-pensandoci intellettuali. La "democrazia pubblicitaria" mette trofei al "non progetto" e vede con sospetto chi va oltre l'apparenza e l'imminenza. Professionalmente, nel terzo millennio globalizzato e competitivo, vengono premiati i consiglieri del principe; i consiglieri della verità, sia chiaro, sono considerati come pericolosissimi eversori.
Braudillard parlava di pornografia delle immagini. Credo si possa parlare anche di pornografia degli spot e dei tweet. Sentivo prima i discorsi elettorali dei candidati a sindaco di Roma. Spero che gli elettori non ascoltino, non si lascino adescare. Una speranza senza basi? Talvolta dispero, davanti alla semplificazione diffusa che tutti accettano perché più facile, comunque, una democrazia pornografica non è certo ciò di cui abbiamo bisogno.
RispondiElimina